La giornalista Francesca Fagnani mette alle strette Massimo Bossetti: il Dna, la condanna, le domande senza risposta. Un faccia a faccia da brividi. Ecco la domanda perfetta che svela tutto.
Francesca Fagnani è tornata a colpire. Questa volta si è spinta dentro le mura di un carcere per un’intervista esplosiva: faccia a faccia con Massimo Bossetti, il muratore di Mapello, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. È uno degli appuntamenti più scottanti di Belve Crime, lo spin-off dal sapore cupo del celebre show di Rai Due.
Il confronto è serrato, teso, quasi brutale. La giornalista incalza, incastra, non molla. Ricorda i dati, le prove, le analisi ripetute. Quel Dna trovato sugli indumenti della giovane vittima parla chiaro. La scienza lo conferma. La legge lo ha già condannato.
Bossetti, però, continua a professarsi innocente. Confuso, balbettante, parla di errori, anomalie, misteri. Ma Fagnani non lo lascia respirare. Lo mette spalle al muro. Gli ricorda che il Dna nucleare non mente. È la firma definitiva di un’identità. E quella firma, secondo i giudici, è la sua.
Prova a replicare, cercando appigli nel Dna mitocondriale, ma la conduttrice lo stoppa con precisione chirurgica. È il Dna nucleare quello che conta in aula. Ed era lì. In quantità. Dove non avrebbe mai dovuto esserci.
Poi la domanda che taglia come una lama: come ci è finito il suo Dna sugli slip della ragazza? Bossetti risponde con un’incertezza che suona come resa: vorrebbe capirlo anche lui.
Un momento televisivo ad alta tensione, che riaccende i riflettori su uno dei delitti più inquietanti degli ultimi vent’anni. Una tragedia che ha sconvolto un intero Paese.
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