DICHIARATO MORTO: Defunto Si Sveglia e Piange sul Tavolo!

Un uomo dichiarato cerebralmente morto si muove, respira e piange durante la preparazione per il prelievo di organi. Ecco cosa sappiamo, le reazioni dell’amministrazione Biden e le domande etiche emerse.

Un uomo dichiarato morto riapre gli occhi su un tavolo chirurgico, mentre le sue lacrime solcano il volto.

Nell’ospedale Baptist Health di Richmond, Kentucky, Anthony Thomas “TJ” Hoover II, 36 anni, viene proclamato cerebralmente deceduto in seguito a un arresto cardiaco provocato da un’overdose. La sorella acconsente alla donazione degli organi, fiduciosa nei protocolli medici, ma l’inaspettato colpo di scena interrompe il corso previsto degli eventi.

Durante le fasi preparatorie per il prelievo, in sala operatoria, il corpo di Hoover inizia a muoversi. I suoi occhi si spalancano, il volto tradisce emozione, il respiro si fa presente, e le lacrime scendono. All’inizio l’équipe pensa a semplici spasmi post mortem, ma due medici capiscono che l’uomo è tutt’altro che morto e decidono di bloccare la procedura, comunicando alla sorella che Anthony è ancora vivo. Il sollievo si mescola allo sconcerto: come è stato possibile un simile errore?

Quanto successo ha suscitato un vero terremoto nell’opinione pubblica americana e ha spinto l’amministrazione Biden a esaminare più a fondo il sistema delle donazioni di organi. La Health Resources and Services Administration ha aperto un’inchiesta per garantire maggiore trasparenza e affidabilità nei protocolli. Emblematico è anche il caso raccontato dal chirurgo Robert Cannon dell’Università dell’Alabama: durante un prelievo di fegato, un paziente ha ricominciato a respirare, ma un coordinatore ha insistito per proseguire sostenendo che si trattasse solo di un riflesso. Medici e anestesisti hanno fermato tutto, evitando una tragedia.

Questo episodio porta alla luce una domanda che inquieta: siamo davvero certi che la “morte cerebrale” sia irreversibile? Secondo la definizione del Ministero della Salute italiano, la cessazione irreversibile delle funzioni encefaliche equivale alla morte legale. Tuttavia, come sottolineato dall’Università Johns Hopkins, per chi non è esperto può risultare difficile distinguere tra coma profondo e morte cerebrale. Nel caso di Hoover, qualcosa è fallito: forse un monitoraggio difettoso o un arresto cardiaco mal interpretato. Fatto sta che lui si è risvegliato, oggi vive con la sorella che ne è la tutrice legale, ma porta con sé gravi difficoltà cognitive, motorie e nella comunicazione. «Mi sento tradita», ha dichiarato la donna, «ci hanno detto che era cerebralmente morto, e invece si è svegliato. È come se giocassero a fare Dio».

Intanto le indagini procedono, mentre restano aperte domande dolorose: come è stato possibile un errore così profondo? Quanti casi simili sono stati archiviati troppo in fretta? E soprattutto, quanto è netta quella linea sottile tra vita e morte?

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